Riprendo un argomento trattato durante i primi giorni di vita di questo
blog, ovvero il rapporto tra padre e figlio.
Adesso come allora, lo faccio per lo stesso motivo e
con la medesima ispirazione: provare a fare chiarezza.
Se ci riuscirò, sono certo di trovare una soluzione
plausibile a un problema rimasto insoluto per molto, troppo tempo: mio padre e
la difficile relazione che ho avuto con lui.
Ho detto che.....
ho avuto?
Forse dovrei essere più onesto con me stesso e
ammettere che questa difficoltà permane ancora oggi. Con l’unica differenza che
adesso lui è sufficientemente lontano e gli è quasi impossibile oltrepassare i
miei confini.
Quasi impossibile.....
Nel post scritto mesi fa, usai queste parole:
Padri autoritari, padri severi, padri di cui aver timore.
Padri che hanno usato le mani ogniqualvolta lo hanno ritenuto opportuno per "meglio educarci" .
Padri che detenevano la verità incontrovertibile e che ci sostenevano solo quando facevamo quello che per loro era giusto.
Li abbiamo anche odiati i nostri padri, in particolare quando non ci spiegavano i perché delle cose.
Padri dai quali non andavamo mai per chiedere un consiglio, per timore di essere giudicati o umiliati.
Un perenne conflitto, dal quale tornavamo spesso battuti, con ferite destinate a sanguinare per giorni, mesi, anni.
Padri che hanno usato le mani ogniqualvolta lo hanno ritenuto opportuno per "meglio educarci" .
Padri che detenevano la verità incontrovertibile e che ci sostenevano solo quando facevamo quello che per loro era giusto.
Li abbiamo anche odiati i nostri padri, in particolare quando non ci spiegavano i perché delle cose.
Padri dai quali non andavamo mai per chiedere un consiglio, per timore di essere giudicati o umiliati.
Un perenne conflitto, dal quale tornavamo spesso battuti, con ferite destinate a sanguinare per giorni, mesi, anni.
Rileggendo queste frasi, provo un inatteso senso di
colpa.
Sento di essere stato implacabile nei suoi confronti,
persino crudele, forse ingiusto.
Ora che sono cresciuto, sono quasi sicuro di aver
imparato ad interpretare mio padre.
Penso anche di aver trovato l’unica spiegazione
sostenibile che possa, in qualche modo, “giustificare” quello che in passato mi
appariva inspiegabile.
Come l’uso delle mani, ovunque non riusciva ad arrivare
con le parole o con il ragionamento.
Nessuna violenza domestica, beninteso, e lungi da me il
fare la parte dell’ infante torturato.
Come l’impossibilità di confidarsi liberamente, per
timore di essere giudicato un povero idiota, solo perché si ipotizzava una cosa
differente da quella che pensava lui.
Come la mancata risposta ad un semplice perché.
Come l’essere condizionati, persino nelle scelte che, in
seguito, avrebbero influito sul resto della vita.
“Sentire il proprio cuore come un foglio di carta appallottolato e gettato
nel cestino”.
Si.
Forse ho trovato l’unica spiegazione sostenibile che
possa, in qualche modo, “giustificare” quello che in passato mi appariva
inspiegabile.
Un amore infinito, totalitario, che non lascia alcuno spazio.
Nemmeno a colui o colei che si ama.
Ed è così che, alla fine, riprendo quel foglio di carta
appallottolato e, con calma, “cerco di
riaprirlo, allisciandolo, accarezzandolo, per farlo tornare come era prima”.
Nota di Zoe: le frasi in corsivo tra le "" non sono mie, ma di Stefano Falsetti.