Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

domenica 23 settembre 2012

TANGO DELLA GELOSIA


Come sempre scrivo a chiunque abbia voglia di leggermi e di solito non dedico, l'ho fatto raramente.
Questa volta però è diverso e quindi dedico questo breve post a due simpatici  (e tanto amati) amichetti, che - da un pò di tempo - se la spassano con innocenza a Castelverde, un'amena località alle porte di Roma.
Anzi, faccio di meglio.
Gli dedico qualche strofa di una  vecchia canzone di Vasco.


Non è la gelosia!
perché la gelosia
è solo questo!
perché la gelosia!
non è nient'altro!
Niente che colpa mia!
perché senz'altro!
SENZ'ALTRO CHE SEI MIA!
e di chi Altro! 


Ma non andare via! 




I più si chiederanno, a ragione, il perchè di questa "dotta citazione".
Un pò lungo da spiegare adesso e forse nemmeno tanto interessante.

Interessante è, invece, spiegare perchè reputo la GELOSIA  un cattivo sentimento, che proprio non mi appartiene.
La Gelosia è sinonimo di insicurezza verso il prossimo. 
La Gelosia genera malevoli pensieri e rabbia.
La Gelosia ha scatenato delitti e persino guerre.
La Gelosia è irrazionalità allo stato puro, che di solito non conduce a nulla di buono.
 
E' proprio come dice Vasco. 
E' la paura che l'altro vada via, di perdere qualcuno che si reputa proprio, quasi come se fosse un oggetto.
E' timore di non occupare il primo posto nel cuore dell'altro.
Ma, a conti fatti, non è nient'altro che colpa mia. 

Il resto è una follia!
come un fantasma!
il resto è colpa mia!
Colpa mia e basta! 



Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma l'orologio dice che il post volge al termine. 

Però, non posso fare a meno di lanciare l'ultima riflessione verso i miei amici.

Più che GELOSO, non è che vorrei stare un pò lì con voi....?
Insomma....non è che, semplicemente, mi mancate? ;-)

Buonanotte amici miei, vi voglio un mondo di bene.

Zoe











sabato 22 settembre 2012

PROJECT X - CRONACHE DAL MONDO



Lo spunto di questo post proviene da una notizia di cronaca apparentemente cretina. 
Tant'è, che - non  appena l'ho appresa - ho avuto una reazione di sostanziale disprezzo.
Poi ho iniziato a ragionarci su, e così eccomi qui a buttare giù qualche pensierino.
La cronaca.
Una sedicenne, che vive in un grigio paesone dell'Olanda del nord chiamato Haren, ha pensato bene di invitare un pò di coetanei alla sua festicciola di compleanno. 
"Cerchiamo di movimentare questa vita monotona!" Avrà detto la slavata e lentigginosa olandesina.
Conosco un pò l'Olanda, ci sono stato tante volte, per diletto e per lavoro. E so come sono fatti i centri urbani di quelle dimensioni, conosco che tipo di vita fa la gente in quei posti. 
In esrema sintesi? Tutto pulito, tutto perfetto, ma tanta pioggia e tanta noia.

Bene. Fin qui nulla di strano. Torniamo alla sedicenne che decide di organizzare la sua festa di compleanno.
Ci pensa un pò e infine arriva la "geniale" idea: diramare l'invito al mondo intero, tramite Facebook. 
Più diabolica che mai, ha anche dato un nome al suo party: Project X. 
Per chi non lo sapesse, Project X è il titolo di un filmaccio, che narra di una festa simil-rave, dove centinaia di teen agers si sballano per benino, si dannano e ci danno fino allo stremo. Il tutto poi, finisce in maniera un pò tragica, una sorta di rivoluzione distruttiva, che non vale la pena raccontare ora.

Lanciando questo simpatico invito a tutta la community, la piccola olandese ha generato, forse inconsapevolmente, forse no, una sorta di tsunami elettronico sulla rete. 
Risultato? 
Ventimila sbarbati (e non) si sono puntualmente proiettati al party, con intenzioni tutt'altro che pacifiche.
Si sono bevuti tutto l'alcool disponibile, mischiandoci magari qualcos'altro, e hanno iniziato a mettere a ferro e fuoco il sonnolento paesello. Esattamente come nel film.

Cosa voglio dire, ti chiederai.

Mi capita spesso di osservare i giovani di oggi e, altrettanto spesso, mi accorgo che probabilmente faccio gli stessi ragionamenti che facevano i miei genitori, se non i miei nonni, quando guardavano i ragazzi di allora. Quando erano spettatori di quello che faceva e diceva la mia generazione.
"I giovani d'oggi, non hanno più rispetto!"
"Hanno troppo!"
"Non hanno ideali!"

Probabilmente non dicevano cose sbagliate.
Loro venivano da un paese che si rialzava dalla guerra, in certi casi la ricordavano bene.
A sedici anni giocavano in cortile con un pallone di cuoio spelacchiato ed erano al settimo cielo se i loro genitori gli davano 1 lira per il gelato o, al massimo della generosità, gli permettevano di andare al cinema.
Non avevano la televisione.
Non avevano quasi nulla ed erano contenti se mangiavano a pranzo e cena.

Io, a sedici anni, non avevo un soldo lo stesso, ma avevo tante cose in più da fare e il pane in tavola non mancava mai. 
I miei genitori baciavano il pane prima di buttarlo, e lo facevano solo se proprio non si poteva più mangiare. Io lo buttavo senza pensarci troppo.
Non si andava mai a cena fuori, ma non ho mai saltato una più che degna vacanza estiva. 
Ho scampato gli anni di piombo e nemmeno ricordo la fine del sogno italiano. Loro si sono presi tutto in pieno.
A diciotto anni ebbi la prima macchina, quando mio padre dovette attendere di avere 27 anni e un lavoro per ottenerla. I miei nonni non ne hanno mai posseduta una.
Insomma, ero sicuramente molto più fortunato di loro, ma non me ne rendevo conto e persino mi lamentavo della mia "grama" condizione di vita. 
Con il tempo, ho ben capito le loro perplessità, quando osservavano me e i miei coetanei.

Oggi, apprendendo la notizia della festa distruttiva organizzata dalla sedicenne olandese annoiata, mi rendo conto di aver avuto una reazione da "vecchio matusa".
La rivolta di Haren
Però c'è poco da fare.
A diciott'anni, se volevo fare una telefonata e mi trovavo per strada, entravo in un bar, mi facevo cambiare cento lire con un gettone di rame e cercavo una cabina pubblica.
I diciottenni di oggi, hanno un i-Phone. 
Possono comunicare con il mondo intero comodamente seduti da casa e possono arrivare a movimentare ventimila persone con un click.
Possono distruggere un paese intero.

Il mondo corre davvero. Ma verso dove?

Buonanotte 
Zoe
 




lunedì 17 settembre 2012

SPREZZATURA


 
Che sarei tornato a scrivere sul blog, ne ero certo. 
Non ero altrettanto sicuro di quando sarei tornato.
Sinceramente la vedevo più lunga, questa pausa e, contemporaneamente...... 

Via, la faccio breve: sono di nuovo on line. 
Non so se è una scelta definitiva, ma ora ci sono e voglio vivere l'attimo.

Il fatto curioso è che il rientro in scena è ispirato - esattamente come otto mesi fa - da un articolo letto su Vanity Fair, settimanale che i più immaginano come un giornaletto frivolo e modaiolo. 
Certo, Vanity Fair è anche questo. Ma, e lo dice il titolo stesso, che voglio tradurre come "Una Vanità Discreta", Vanity è anche una pubblicazione densa di articoli che vanno semplicemente......oltre. 

Oltre cosa? 

Di per sé, usare il prefisso oltre già basterebbe, direbbe un caro amico, ma a te, che forse non conosci il singolare personaggio, voglio dare qualche indizio in più.
Oltre è qui inteso come andare al di là, sorpassare il limite. Del senso comune, del perbenismo, del pensiero di massa e soprattutto..... delle regole. 
Non le leggi, non i valori, ma le stramaledette, infinite, eppure (alcune) a volte utili, regole.

Vanity è una rivista che conosce molto bene le regole, non solo quelle della stampa e della comunicazione (in questo è un gigante), ma soprattutto quelle che governano il mondo.
Di solito le osserva, ma sa anche quando trasgredirle e, soprattutto, non fa mai nessun calcolo, o almeno a me non sembra lo faccia. In una parola, Vanity ha la "sprezzatura".

E che roba è, questa "sprezzatura"? 

Lo apprendo anche io, per la prima volta, dall'articolo ispiratore di questi pensieri. Ignorante come pochi, questo Zoe!!

Insomma....parrebbe che nessuno abbia saputo raccontare meglio di Baldassarre Castiglione, questo apparentemente astruso concetto: ne parlò nel suo Cortegiano, uno scritto che, ai principi del 1500, fu un vero e proprio best seller. 
Diamine, non si finisce mai di imparare.....! Questo Baldassarre, fino a ieri, per me non era altro che il nome di una viuzza situata a Roma, a pochi metri dai luoghi ove sono nato e invece.....

Ed ecco quindi che, ad un certo punto dell'opera, il nostro "beneamato" scrittore tardo rinascimentale giunge a descrivere il concetto di sprezzatura:
"Fuggir quanto si può, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconde l'arte e dimostri ciò che si fa e si dice, venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi".

Fare o dire qualcosa senza fatica e quasi senza pensarvi.....
Non ti sembra una cosa immensa?
A me si, tanto.

Esserci, ma non esserci. 

Immagina.....
Sei nel mezzo di un party. Una vera baraonda. 
Caldo, musica a palla che non ti piace, puzza di sudore.
Volti sudati, occhi sudati, voci sudate.
Occupi a fatica un angolo nascosto e semi buio. 
Osservi la scena con fare distratto, pensando che in fondo anche quel guardare distaccato ti diverte. 
Ad un certo punto, senza che tu lo voglia (affatto!!!), qualcuno ti nota.

Conosci cosa deve essere fatto e cosa no, e sai quando è il caso di rompere le regole e quando, invece, è preferibile osservarle.
Soprattutto, sai benissimo quali possono essere le conseguenze della tua trasgressione, ma - non facendo calcoli - parti e vai, contando solo su di te.
Hai persino uno stile, anche se - soprattutto quando hai fatto troppo tardi la sera prima - ti sembra sempre di mettere la prima cosa che capita.
Non ostenti, e quelle poche volte che lo fai, non ti piaci affatto e non accetti il motivo che ti ha portato a farlo. Ma ogni tanto la strada chiede di mostrare i muscoli..... e tu lo fai, vero amico mio?


Prima di leggere queste righe di Vanity, non mi ero mai reso conto di aver inconsciamente teso per tutta la vita verso questo modello. E di non averlo raggiunto, toccato, se non in momenti molto brevi. 
Ma sono certo che è il mio modello. 
Lo so bene, anche se molte volte ne sono rimasto lontano, troppe volte. 
Perchè in me vince spesso la parte che "deve essere" e quasi mai quella "che è". A volte senza perdite, a volte lasciando sul campo morti e feriti.
Dipende.....

Che lotta infinita,  quella tra "essere" e "dover essere", vero?


Che goduria però, tutte quelle volte che mi sono ritrovato ai lati estremi di un affollato buffet, quasi nascosto, sornione, con un calice di vino rosso in mano, mentre la massa si affannava per agguantare l'ultimo tramezzino rimasto.

Colmo di sprezzatura.

Zoe



Gelasio Gaetani d'Aragona scrittore e produttore di Brunello di Montalcino. Un uomo che "nuota" nella sprezzatura.






lunedì 10 settembre 2012

DESERTO



Niente da fare, lo devo accettare.
Mestamente......
Al rientro dalle vacanze il mio cervello scoppietta, e va subito in panne.
E allora, piuttosto che scrivere cose a metà, o tanto per occupare il tempo, mi prendo una pausa.
Non so quanto sarà lunga, forse poco, forse tanto.
Per ora è meglio salutarsi, amico mio.
Sperando di incontrarti ancora.

Il blog di Zoe chiude per un pò.
Buonanotte

Zoe

domenica 9 settembre 2012

MESSAGE IN A BOTTLE



Oggi, nel mezzo di strani e scomposti pensieri rivolti verso una persona, mi è entrata in testa una canzone dei Police.

Che bel gruppo, i Police. Iniziarono a suonare nel '77, ma sono certo che se adesso ti capitasse di ascoltare un loro pezzo, probabilmente non li troveresti affatto fuori tempo, perchè la loro musica sta vincendo il tempo. 
I gruppi rock che sono riusciti in questo piccolo miracolo avevano sempre una caratteristica in comune: il loro leader era un genio.
Roger Waters, Peter Gabriel, Jim Morrison, John Lennon, Ozzy Osbourne.....
I Police avevano Sting.

Rewind.

Message in a bottle apre così:
Just a castaway
An island lost at sea
Another lonely day
With no one here but me
More loneliness
Than any man could bear
Rescue me before I fall into despair 


.....Nessuno a parte me,
Più solitudine di quanto un uomo possa sopportare
Trovatemi, prima che io cada in disperazione

Lancia il tuo messaggio nella bottiglia, amico mio.
Lanciane quanti più puoi.
Lancia il tuo SOS al mondo.

Qualcuno lo raccoglierà

 Zoe


sabato 8 settembre 2012

RICORDARE UN SOGNO




Tanti, tanti anni fa, Zoe lesse un libro sui sogni.
In verità, ne lesse solo pochi frammenti. 

Si trovava in una modesta e cupa biblioteca pubblica, situata al centro di una insipida e grigia cittadina di provincia.
Doveva incontrare una persona, ma era in larghissimo anticipo.
Pioveva da ore. Una pioggia sottilissima che quasi non bagnava. E poi freddo, di quello che penetra insidiosamente nelle ossa.

Zoe stava curiosando da quasi un'ora, muovendosi tra gli scaffali polverosi. Le opere erano ordinate con poca cura, anzi, erano posizionate senza alcuna logica. Questa incuria, di per sè, rendeva difficile qualunque ricerca. 
Ma a Zoe era sempre piaciuto trattenersi e indugiare in un luogo pieno di carta rilegata da maneggiare in assoluta libertà.
La bibliotecaria, una vecchina ricurva e rugosa, era l'unica presenza umana oltre lui.
Durante tutto il tempo in cui Zoe sostò nei locali, l'anziana donna non si avvicinò mai e questo non gli dispiacque affatto. 
Zoe prese molti libri. Li toccò, li sfogliò, lesse quà e la senza seguire alcun criterio. 
Ogni tanto, qualche libro, aprendosi, emanò un forte odore di carta umida, che a lui piaceva moltissimo.
Ad un certo punto, per puro caso, si trovò tra le mani un libercolo stropicciato di poche pagine. Si intitolava "Ricordare un sogno".
Incuriosito, iniziò a zompettare da una pagina all'altra, leggendo velocemente alcuni passi. Finchè non arrivò quello giusto.
Diceva: "I sogni svaniscono al risveglio e il tutto accade nell'arco di pochi secondi. Trattenere un sogno è possibile, è solo una questione di abilità che si acquisisce con l'esercizio quotidiano. Non appena sveglio, immediato deve essere il tuo impegno e volontà di conservare quello che ha generato il tuo vero IO. Allenamento, concentrazione e costanza, sono gli ingredienti necessari a ricordare e conservare per sempre un sogno".
Lesse e rilesse quel breve pensiero.

Alla fine, Zoe chiuse il piccolo libricino e lo ripose nel sudicio scaffale. Poi uscì dalla biblioteca lanciando un'occhiata distratta in direzione della vecchina che, inaspettatamente, per un solo istante, incrociò il suo sguardo e abbozzò un sorriso ironico.

Camminando per le vie deserte della città, avvertì una sensazione strana, si sentì quasi turbato.
Non ci aveva mai pensato ma, in vita sua, non aveva mai ricordato un sogno.

Buonanotte
Zoe



SULL' AMICIZIA



Ragazzi, che argomentone, anzi.....che pesante macigno!

Stai sereno.
Lungi dallo scrivere un trattato - e bada che potrei farlo! - mi abbandono solamente a qualche breve, scomposta, ma terribilmente libera riflessione.
Solo poche righe, vista l'ora tarda.

Dichiaro ufficialmente di avere una concezione e un'idea dell'amicizia che non ha mai trovato nè trova moltitudini di sostenitori.
Sosterrò sempre che l'amicizia è sinonimo di libertà.
Libertà di espressione, di cambiare idea, di parlare senza remore o timori.

Stare bene e non desiderare mai di essere altrove.

Non faccio quello che non sento.
Non agisco perchè "va fatto".

Per un amico, posso donare anche la mia vita.

Dedico questo piccolo post alla persona che è uscita dalla mia casa pochi minuti fa.
Ha giocato teneramente con mia figlia e, parlando, mi ha aperto il suo cuore.
E pensare che il primo giorno che lo vidi, non riuscii a percepire nulla di buono in lui.
Molti non vedono nulla di buono.
Io invece vedo un mondo da scoprire.

Buonanotte 
Zoe


venerdì 7 settembre 2012

SECRETS AND LIES



Segreti e bugie......

Ancora una volta rubo il titolo di un film, di una canzone o di un libro.
Carenza di fantasia, diresti tu. Probabilmente a ragione.

Non cerco scuse ma credimi: e' difficilissimo, dare il titolo ad un testo, o a un romanzo, insomma uno scritto.
A volte penso che i libri dovrebbero uscire senza titolo, lasciando al lettore il compito di dare un nome a quello che hanno letto. 
Però, ......sai che casino? Pensa alle biblioteche ordinate per titolo (poche) o per tema, argomento (molte).
"Scusi, signor bibliotecario, voglio il trattato di economia di Eddy Breakinballs"
"Ne ha scritti venti, gentile signore e .....tutti senza titolo"
.....vallo a trovare quello che ti interessa,vai!

Vabbè, dopo tutte queste stupidaggini di apertura, torniamo al titolo che, per prima cosa, non può essere troppo distante dal contenuto del testo scritto immediatamente dopo. Il che significa avere piuttosto chiara la storia che si vuole raccontare. 
Il titolo di solito nasce all'ultimo, soprattutto quando si ha solo una vaga idea di quello che si vuole comunicare al mondo.
Poi, mentre si scrive un romanzo, o almeno questo è quello che è capitato a me quando ho deciso di cimentarmi nell'avventura, il percorso iniziale subisce diverse mutazioni. Si curva, ci si ferma, poi si riparte, zig-zag isterici......si torna persino indietro. Ma i titoli dei due romanzi che ho scritto, li ho decisi all'inizio e non l'ho più cambiati.

Segreti e Bugie, tornate qui!

Segreti.....chi non ne ha?
Sorrido quando mi capita di confessare un segreto e dico la fatidica frase: "Ti devo dire un segreto, però non lo devi dire a nessuno".....che buffo che sono....e cosa pretendo? Che il confessore non lo dica almeno alla moglie, o a un suo amico altrettanto fidato? Del resto, un segreto cessa di essere tale quando lo divulghi.

I segreti hanno una vita molto breve e di solito, passando di mano in mano, assumono forme e contenuti diversi, bizzarri, a volte anche pericolosi.

E Bugie.....chi non le ha mai dette?
Mi viene da ridere quando sento persone pronunciare l'altra fatidica frase: "Quelle che ho detto sono state solo a fin di bene....."
Ma che cosa assurda, dire il falso non ha sfumature. E' falso e basta.

E se per non confessare un segreto sono costretto a dire una bugia? Non ad un chicchessia, ma ad una persona che nutre fiducia in me o ad un amico?
Che macello!

Segreti e bugie, roba difficile. 
E con quale razza di argomenti sono tornato sul blog dopo tanto tempo.....

Chiudo allora con uno stralcio (bellissimo) di un breve testo intitolato "Mastro del Cuore", che ho letto poco prima di scrivere questo post. E' tratto dal blog Writing Addiction: una perla la cui luce nasconde ogni segreto e bugia.

Tutto può succedere. Tutto può essere stravolto e rivalutato. Anche certe difese possono cadere. Sciogliersi. Fluire nel sentiero dove l'energia si rigenera mentre ravviva ogni cellula che incontra.

E, infine, un pezzetto di una canzone.....queste parole qui sopra lo hanno evocato.
Il mio sogno e` un mare acido
E dimmi se non e` reale
Il giorno traveste di luce ogni cosa vivente,
Ma non toglie la paura dei fantasmi!

(Apapaia - Litfiba)