Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

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martedì 15 maggio 2012

MILLE LIRE AL MESE


Ottobre 1940

Mussolini entrò in guerra ufficialmente il 10 Giugno, calcolando un imminente trionfo tedesco, a cui accodarsi con il minimo sforzo. 
Il Duce, infatti, stava assistendo ormai da un anno ai trionfi del Fuhrer, senza muovere un dito. Lui sapeva di essere totalmente impreparato a sostenere uno sforzo bellico ed era un uomo intelligente. Ma circondato da avidi consiglieri senza scrupoli, che alla fine lo convinsero a non farsi sfuggire quel pezzo di torta così invitante. E, quel terribile esercito teutonico, era ormai alle porte, ai confini, avendo annesso l'Austria.
Bisognava decidere e fu deciso.

Il milione di baionette, venne messo subito alla prova il 18 Giugno, sferrando un attacco alla Francia già in ginocchio. 
Una pugnalata alla schiena di un moribondo, ebbe a dire il presidente americano Roosvelt. Ma l'attacco andò male e l'esercito italiano mostrò subito la sua impreparazione, demotivazione e debolezza, riportando perdite e praticamente nessun progresso. 
In aggiunta, un terzo della flotta mercantile italiana fu annientata in un colpo solo, pochi giorni prima: semplicemente non era stata ritirata per tempo dai porti delle nazioni ora divenute ostili. 
Per finire, il porto militare e mercantile più importante del Mediterraneo, Genova, fu pesantemente bombardato dalle marine francesi e inglesi.
Un disastro. 
In un paio di settimane appena, Mussolini fece capire al mondo intero - e soprattutto a Hitler - la sua penosa debolezza. 
La propaganda ebbe un bel faticare per nascondere quei fallimenti così imponenti. La maggior parte della gente comune, si cibava di quotidiani di regime, notiziari radio e pellicole dell'Istituto Luce. E per questo motivo rimaneva all'oscuro di tutto.
Ma Giuseppe Bottini aveva mantenuto i suoi canali informativi, per lo più tramite vecchi buoni amici rimasti nella milizia fascista e, in qualche modo, riusciva sempre a sapere la verità.
Le notizie dal fronte arrivavano contraffatte dal censore ma, in compenso, dai campi di battaglia tornavano centinaia di bare e migliaia di corpi mutilati.

Erano passati solo tre mesi dall'inizio del conflitto, e già si sentivano i primi influssi negativi.
Nonostante i proclami del regime, in realtà chi vinceva e conquistava era Hitler. Mussolini, di contro, apparve subito quel gregario pasticcione che non segna nemmeno un punto. 

Il malumore serpeggiava silente e le prime restrizioni economiche arrivarono puntuali a fargli compagnia.
Senza alcun preavviso, le famiglie italiane iniziarono a veder richiamare i propri figli a "servire la patria", ma faticavano a comprendere pienamente il perchè di un sacrificio non atteso e soprattutto non voluto.
L'Italia voleva la pace e la prosperità, non la guerra. Il paese aveva bisogno di pane, non di cannoni, tantomeno di morti.

I prezzi delle materie prime e dei beni di largo consumo (come pane, pasta, latte...), schizzarano immediatamente verso l'alto. Alcuni beni, che costavano già molto per una famiglia media, divennero velocemente proibitivi.
All'improvviso, le tanto desiderate 1000 lire al mese, che corrispondevano prima della guerra al salario di due operai, sembravano non più sufficienti a garantire una vita dignitosa.

Per la prima volta in vita sua, Giuseppe vide i suoi ormai anziani genitori fare di conto, armati di lapis e carta. Quasi ogni giorno. E una sera, li sentì discutere sulla governante, oramai una di famiglia, dopo tanti anni: non l'avrebbero più potuta mantenere, a meno che non si fosse accontentata di solo vitto e alloggio. Per il momento.

Giuseppe avrebbe voluto fuggire, da quello che si prospettava divenire un inferno. Ma non sapeva come fare e, soprattutto, dove andare.
Il Regio Esercito Italiano si presentò in guerra impreparato e poco equipaggiato.
Hitler, invece. aveva inizialmente a disposizione meno di un milione di combattenti, ma pronti a morire per lui.
Erano così motivati,veloci e ben organizzati, che erano capaci di vincere anche quando il nemico era in sovrannumero.



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