La piccola storia che sto per raccontare stasera, ruberà, di tanto in tanto, qualche strofa ad una celebre canzone di Ligabue.
La conosci? Sono sicuro di si.
Ma se Liga non è tra i tuoi preferiti e “Certe Notti” non ti dice un bel nulla, in fondo che importa? Seguimi lo stesso, dai.....
Spero proprio che assaporerai nel giusto modo questa breve novella, in cui il protagonista è un personaggio che forse dovresti già conoscere, se mi hai ascoltato in passato.
Motore, allora? Luci, ciak, azione!
La scena si apre su un affolato e chiassoso pub di periferia.
Sono quasi le 23.
Proprio a quest’ora il locale inizia a riempirsi di una variopinta umanità. Va così tutte le sere, più o meno.
Jonas entra a passo spedito, aprendo bruscamente le porticine in legno stile saloon e scontrandosi con un ragazzetto dall’aria un pò brilla. I due si scambiano uno sguardo spento, roba di una frazione di secondo, e poi proseguono per la loro strada.
Ogni volta che entra in quel luogo, Jonas si sente immediatamente dentro una casa che non ha più, anzi, che non ha mai avuto.
Decine di occhi puntano verso di lui, incuriositi per l’arrivo del nuovo ospite. Qualcuno accenna un saluto con la mano o con un movimento del capo. I sorrisi sono rarefatti.
Jonas sta bene là dentro, e sa anche il perchè.
Conosce ogni centimetro di quel posto, ogni persona che ci lavora, incluso il proprietario, e persino molti degli avventori. Si, perchè lo Stonehenge, così si chiama il locale, è in fondo un pub di vicinato, senza particolari pretese. Non ha nulla di distintivo, forse – a guardarlo bene – è anche brutto e scalcinato. Ma per Jonas quello è il miglior angolo del mondo, e lui si sente in un modo indescrivibile quando è lì, soprattutto certe notti.
Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è.
Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
Le ore scorrono, sempre più veloci.
Ogni tanto Jonas pensa al domani e lancia un’occhiata all’orologio appeso alla parete.
Si chiede come mai tutte le sere va a finire alla stessa maniera.
Mezzanotte, l’una, le due..... e poi storie, cento storie, raccontate da cento persone diverse, a volte anche totalmente sconosciute.
Jonas le ascolta tutte, quelle storie, mentre beve una birra dopo l’altra.
Le ascolta tutte quante e le fa entrare dentro di se, le archivia meticolosamente, una per una.
Ma alla fine, però, va sempre allo stesso maledetto modo.
Sempre.
E si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così.
Jonas osserva Mario, il padrone del locale, che invita gli ultimi avventori ad uscire, non senza qualche difficoltà con i più alticci.
Tutti meno Jonas.
Jonas ama osservare il rito di chiusura. Mario lo sa e per questo lo lascia in pace.
Il personale che rassetta, il rumore fragoroso delle serrande che si abbassano, le luci che si spengono una a una.
Stasera non è andata bene, pensa Jonas. Lo capisce dal sospiro nascosto di Mario. Però non ne è sicuro e nemmeno se ne deve interessare.
“Un ultimo shot, Jonas?” domanda Mario a voce bassa, senza staccare lo sguardo dal registratore di cassa e infilando in tasca il magro malloppo.
“Stasera no, Mario” risponde Jonas abbozzando un sorriso “Magari domani...”
“Si, certo Jonas, meglio domani” risponde Mario alzando gli occhi neri come la pece e ricambiando il sorriso.
Jonas pensa che ha ascoltato ancora una volta cento storie e incrociato cento volti che non dimenticherà.
E non finisce mai di stupirsi per quanto spazio ci sia nei magazzini del suo cervello.
Sono quasi le tre di notte.
E’ ora di andare, piano piano, verso quella casa che non sente sua e da cui deve assolutamente fuggire al più presto.
Jonas pensa che è rimasto di nuovo solo e che questa è l’unica costante di certe notti.
Esce fuori e respira profondamente un’aria gonfia di idrocarburi.
Inizia a cadere una sottile pioggia irlandese che gli inumidisce il volto. Accende una Marlboro morbida riparandosi sotto un cornicione.
Getta un ultimo sguardo verso Mario, poi si gira e scompare, lentamente, nella bruma illuminata.
Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.
Zoe
"che chi s'accontenta gode, così così.."
RispondiElimina"Mezzanotte, l’una, le due..... e poi storie, cento storie, raccontate da cento persone diverse, a volte anche totalmente sconosciute.
RispondiEliminaJonas le ascolta tutte, quelle storie, mentre beve una birra dopo l’altra.
Le ascolta tutte quante e le fa entrare dentro di se, le archivia meticolosamente, una per una."
Pensavo, ma stò Jonas sarà mica un prete che ascolta le confessioni de tutti, ma non racconta un c...o a nessuno?
E cmq sfido chiunque (escluso il sottoscritto), dopo la terza birra ad archiviare meticolosamente quello che gli viene detto...sai cosa direi a Jonas? AMBRIACONE BEVI DE MENO!!!!
;-) Bella broaccio!
Ti voglio bene
Puoi fare di meglio e questo lo sai, caro il mio Luis. Probabilmente eri stanco....;-)
EliminaMa ti voglio bene lo stesso e non sai quanto!
Piccola integrazione, giusto per scansare gli equivoci (o le incomprensioni, che bisognerebbe evitarle sempre).....
RispondiEliminaInsomma, caro il mio Luiscyfer, vorrei solo essere sicuro che tu abbia chiara una cosetta: in questa storia, TU sei Jonas, IL METICOLOSO ASCOLTASTORIE. Ma si che lo avevi capito.....oppure ti sopravvaluto sempre? :-D
La Marlboro morbida é stata forviante Zoe...
Eliminaahahahahaha, grande!
EliminaA questo punto mi sorge un dubbio... Ma questo Jonas, e' lo stesso del tuo precedente racconto, svoltosi in una casa vicino al mare? Se si... Sono spiazzata, ero convintissima che Jonas fossi TU!
EliminaIn realtà non sbagli, volevo solo confondere il Falsetti, che però pare non ci sia cascato.....anche se a volte il suo personaggio (che ogni giorno si guarda allo specchio e si incoraggia) si sovrappone con il mio.....ma solo a volte!!!!!
RispondiEliminaOra siamo arrivati al " Falsetti"...vabbé. Continuo ad incassare in silenzio...
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