Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

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lunedì 5 marzo 2012

VERSO LA LIBERTA’


Atto primo


Mare di Sicilia – Estate del 1936

Giuseppe osservava Lipari dalla poppa del piccolo traghetto che, sbuffante una nera fuliggine, solcava il mare d’olio alla volta del porto di Milazzo. Quella che per quasi tre anni era stata la sua prigione dorata, si allontanava lentamente cambiando forma, minuto dopo minuto. Dapprima isola, poi scoglio, infine puntino nel blu.
Durante questa metamorfosi, Giuseppe non staccò mai lo sguardo da quel lembo di terra brulla.
Non è dato sapere quanto durò quell’immobile ma attenta osservazione. Fu però il tempo sufficiente a far scorrere a ritroso tutta una sequenza di fotogrammi di vita.
Da quel momento, in cui l’odore del sale marino aveva il sapore della libertà riconquistata, fino a giungere a quattordici anni prima, la notte della strage di San Lorenzo, quando Giuseppe giaceva inerte accanto al corpo  esanime del suo amore inconfessabile.
Giuseppe non ebbe mai il coraggio di iniziare una nuova relazione, dopo quel tragico evento. Forse perchè non era mai più riuscito a ritrovare quel sentimento di passione totalitario che aveva provato per Nino. Molto più probabilmente perchè atterrito dalle possibili conseguenze che certe attitudini sessuali avrebbero potuto provocare alla sua già modesta esistenza.
L’omosessualità era una malattia della mente incurabile, una gravissima turba psichica rara ed estirpabile unicamente con azioni volte alla soppressione dell’individuo, fosse essa fisica o mentale. 
Eppure, gli omosessuali erano ovunque e Giuseppe pensava ne esistessero due razze. I pervertiti, che si cimentavano in certe pratiche solo perchè non trovavano più altre vie di trasgressione erotica e sessuale. E quelli come lui, che “semplicemente” si innamoravano di un altro. Tra quelli come Giuseppe, poi, c’erano coloro che si sentivano comunque uomini, seppur attratti da altri uomini, e quelli come Nino, che vivevano il corpo maschile come una gabbia e ne provavano un totale senso di rifiuto.
Nino (seduto a sinistra) e Giuseppe (in piedi accanto a lui, con un braccio posato sulla sua spalla), qui ritratti all'Osteria "Er Genzanese" di S.Lorenzo con un gruppo di amici, giusto un mese prima della strage del 1922
Nino, così giovane, appena ventuno anni.
Avrebbe voluto potersi vestire, truccare e comportare come una donna, in ogni momento della sua vita. Faceva una fatica immane a nascondere quella prepotente femminilità. A volte perdeva il controllo, suscitando risa e battute impietose. Di Nino oramai la gente sapeva, non ci si poteva illudere, e la terra intorno a lui bruciava ogni giorno di più.
Giuseppe Bottini invece, classe 1896, toscano originario di Lucca, era ben mimetizzato, eccome se lo era.


Lipari è uno scoglio.


Continua....







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