Ma dov’ero finito?
Però, che importa? Quel che conta è che sia tornato.
La storia di questa sera parla di....oddio... lo sai che pensandoci bene non è proprio una storia quella che sto per raccontare? Piuttosto credo che uscirà fuori un’accozzaglia di riflessioni sconclusionate, che però avranno un denominatore comune: sento infatti che leggendo le mie parole ti ritroverai molto spesso a dire: “E’vero! E’ successo anche a me!”.
In caso contrario, sarò soltanto un fottuto presuntuoso, che crede di immaginare quello che potresti pensare.
Insomma, ci sei?
Partiamo allora!
Allacciamo le cinture, caschetto di pelle, occhialoni e scaldiamo i motori.
Le eliche si muovono, esce fumo dappertutto e il rumore è assordante.
Mentre il nostro aereo immaginario corre e rulla sulla pista di decollo, tiriamo con forza la cloche verso il petto e su!
Alziamoci da terra e iniziamo a volare, osservando sbigottiti il mondo che si allontana lentamente, diventando ogni minuto più piccolo. Finchè non bucheremo le prime nuvole, per poi finalmente toccare il cielo.
“Mai dire mai” è una frase molto inflazionata.
Sfido chiunque ad ammettere di non averla pronunciata almeno una volta nella vita. Ok, un dubbio lasciamocelo, altrimenti partiamo male e la torre di controllo ci richiama per un atterraggio d’emergenza.
“Mai dire mai” è una frase tipica della maturità.
Che vuol dire? Significa che è più facile sia detta, oppure anche semplicemente compresa, da una persona in età avanzata. Più facciamo esperienza e più ci rendiamo conto che, inevitabilmente, accadono cose che in passato avevamo totalmente escluso o, peggio, dichiarato come impossibili. Mi spiego meglio.
A dieci anni ero assolutamente certo che avrei fatto lo scienziato.
Uno dei miei personaggi dei fumetti preferiti era Archimede Pitagorico (si, proprio quello di Paperino), fui letteralmente folgorato dal “Piccolo Chimico” e amavo la matematica. Mia madre, che aveva lasciato un impiego sicuro in banca per accudire me, pur senza contraddirmi troppo, cercava di farmi capire che nulla era meglio di un bell’impiego all’Ufficio Titoli del Credito Italiano. Io pensavo che tutto avrei fatto ma MAI sarei entrato in banca.
Invece, a 27 anni suonati, varcavo le porte della Banca Commerciale Italiana – Filiale di Frosinone (!), tutto impettito e incravattato, profondamente orgoglioso di me e del risultato raggiunto. Ancora oggi penso che, quell’8 Maggio 1996, fu uno dei giorni più belli della vita di mia madre e, a pensarci bene, fu molto bello anche per me, che passavo dai panini olezzanti di Mc Donalds ad una delle più blasonate banche italiane del tempo.
Vado avanti? Ma si, dai, ormai ho iniziato.
A diciotto anni ero convinto che non avrei avuto MAI una fidanzata. Intorno a me, vedevo i miei coetanei che “ciullavano” come ricci, mentre io poco o nulla (ma tanto onanismo...). Di conseguenza ne usciva la frase: “Tanto io non mi innamorerò MAI...”
A diciannove anni ero stra-fidanzato e stra-innamorato di una ragazza genovese.
Tra i venti e i trenta, pensavo che MAI mi sarei sposato. A trent’anni e due giorni precisi, invece, ero bello sorridente sull’altare con la donna che per tanto avevo desiderato, corteggiato e amato.
Che soddisfazione ragazzi! Ci pensi? Sposavo la donna di cui mi ero innamorato dal primo giorno in cui l’avevo vista, che avevo segretamente desiderato per ben quattro anni e con cui avevo condiviso altri sette anni di vita da fidanzato. Ovviamente, undici anni prima, quando la vidi entrare dentro quell’affollatissima aula universitaria, rimanendo letteralmente folgorato, pensavo che non l’avrei MAI conquistata e, soprattutto, che lei non si sarebbe MAI interessata a me.
Immerso in tale nirvana, ero convinto che MAI ci saremmo lasciati.
Sette anni, ma soprattutto settecento silenzi e migliaia di incomprensioni più tardi, ci separavamo per sempre.
Le incomprensioni sono cosi strane,
sarebbe meglio evitarle sempre
per non rischiare di aver ragione,
che la ragione non sempre serve
(F. Zampaglione – Incomprensioni)
Dopo di lei, arrivò un nugolo di altri MAI.
Non vorrò MAI più avere una storia importante.
Non desidererò MAI più di avere un figlio.....
Un muro di MAI, che ogni giorno perde un mattone o addirittura interi pezzi, che a volte sono lunghi chilometri.
Oggi, quell’argine difensivo che pensavo inespugnabile, sembra sempre di più il muro di Berlino, pieno di buchi e tratti scoperti. Allegramente colorato da mille murales, che raccontano la mia storia e quella di cento altre persone che, volenti o nolenti, hanno incrociato il mio cammino.
E’ il destino dei muri, a pensarci bene. Prima o poi crollano tutti, esattamente come i nostri MAI.
Ma c’è un MAI che vorrei resistesse per sempre.
Non smetterò MAI di amare la vita.
E se MAI tu, amico mio, ti rendessi conto che anche quest’ultimo avamposto sta capitolando, aiutami a resistere, fino all’ultimo respiro.
A volte, quando penso ad un ultimo avamposto difensivo, mi viene in mente S.Giovanni d'Acri e le Crociate. |
Zoe