(Anonimo americano)
Credo che le parole che compongono titolo e occhiello di questo post provengano, in realtà, da una classe ben precisa di persone, ed esattamente penso si tratti di un detto dei manager americani.
Ma ho preferito attribuire questo pensiero ad un anonimo, perché sono portato a credere – magari a torto – che una categoria così pragmatica di esseri umani non possa dire una cosa talmente profonda e dannatamente vera.
Sulla prima parte, sono certo che siamo tutti d’accordo. Ma sulla seconda non so quanti lo pensino e soprattutto lo credano.
Fino a qualche anno fa, io ero tra quelli che alla seconda parte nemmeno ci pensava, figuriamoci se ci credeva.
Oggi, invece, queste parole campeggiano ben visibili nel profondo della mia anima e persino nel mio ufficio. E’ il leitmotiv, la melodia che conduce la mia vita, che vorrei fosse ascoltata da chiunque varca il mio perimetro. Perché sia subito chiaro come la penso.
Come ti dicevo, però, fino a qualche tempo fa, queste parole mi erano del tutto estranee e non solo perché ancora non erano arrivate alla mia conoscenza. Non le sentivo e basta.
Iniziai a percepire l’idea, o meglio il desiderio irrealizzabile, di aggiungere più vita ai miei giorni quando, una mattina d'inverno, mi accorsi che forse il mio tempo non era infinito. Ma è un’altra storia, non questa storia.
Accidenti, ti confesso che nel partire con questa narrazione, ho un pizzico di paura sai? E non so nemmeno di cosa, con esattezza. Per questo ci sto girando un pò intorno.
Ma sento che lo devo fare, è giunto il momento.
Se sto suscitando la tua curiosità, allora seguimi fino in fondo, senza guardarti indietro.
Insomma siediti e spegni le luci, sta per iniziare il racconto del primo giorno a cui aggiunsi la vita.
Dentro quella station wagon lunga come un carro funebre, ce ne stava di roba. Tanta ne sono riuscito ad accatastare, disordinatamente e in tutta fretta. Per lo più vestiti.
Mentre percorro i primi metri, prima, seconda, terza, getto un’occhiata allo specchietto retrovisore.
Il mio amico più caro mi disse, la sera prima, di non voltarmi indietro per nessun motivo, ma – anche se per pochi secondi – lo devo fare, è più forte di me.
Così, vedo allontanarsi l’immagine tremolante di quella casa che non avevo mai sentito mia, e con essa una famiglia e tutto un mondo che non avverto più mio, o che forse non lo è mai stato per davvero.
Armeggio nervosamente sulle manopole dello stereo e finalmente trovo Lenny Kravitz e la canzone che cerco.
Where's the love we had ?
When did it go bad ?
Or am I just insecure ?
Dove è finito il nostro amore? Quando è iniziata ad andare male?
Oppure sono solo un insicuro?
Guardo distrattamente la strada, adesso sono a S.Pietro, fermo in fila, in attesa che il semaforo diventi verde.
Accendo una sigaretta dopo l’altra, ma ne fumo a malapena la metà.
La macchina riparte, corre veloce, ringhia e mangia l’asfalto.
I can't go on
I know not what to do
My heart is worn
Mille pensieri si affollano nella mia mente. Nessuno di loro segue la fila maledizione! Spingono disordinatamente per essere i primi a parlare e a mettersi in mostra.
“Cosa hai lasciato di importante in quella casa?” Domanda il primo pensiero che riesce a farsi largo, sgomitando un po’.
“Anni della tua vita!” Risponde il secondo con aria da primo della classe.
“La tua moto è rimasta in garage!” Interviene un pensierino piccolo piccolo, dai vestiti laceri, sporco di fango nero e mezzo gobbuto.
“Si e anche i tuoi libri hai lasciato! Ci tenevi così tanto!” Sopraggiunge un altro, dagli esili lineamenti e il portamento elegante.
“State tranquilli” rispondo a tutti con fare sicuro e voce ferma “tornerò a prendere le poche cose a cui tengo, ma al momento opportuno.”
Avevo calcolato tutto da tempo.
Quello che stavo facendo era nella mia mente da mesi, disegnato e studiato nei minimi dettagli, e poi raffinato, giorno dopo giorno, con meticolosità e precisione.
E, almeno per ora, tutto stava andando come avevo architettato, penso, mentre la mia station wagon corre superando un giallo-quasi-rosso in prossimità di Porta Portese.
Countless sleepless nights
Never ending fights
I'm trying to make your dreams come true
I will sacrifice to find paradise
But I need to know you're behind me
No, Lenny. Non è andata come canti tu.
Se ho passato notti insonni, non è stato per i litigi senza fine.
Non si discuteva in quella casa.
Non ho mai combattuto veramente per la mia felicità.
Fino ad oggi.
Non ho mai cercato di realizzare i suoi sogni.
Perché erano solo i suoi e io ero accecato dai miei.
Mi sacrificherò per trovare il paradiso.
Lo sto facendo adesso.
Ma non ho bisogno che lei sia con me.
Sono arrivato a destinazione.
Aspetto un attimo, spengo l’ultima sigaretta.
Scendo dalla macchina e mi avvio lento verso un portone ben conosciuto.
Mentre cammino, inspiro profondamente e getto uno sguardo su quei palazzoni rossi dalle mille finestre e balconi, affollati di piante e cianfrusaglie.
Esito per un attimo, prima di premere il tasto del citofono.
Mi accorgo che qui finisce tutto quello che avevo previsto.
“Chi è?” risponde una voce maschile dal timbro netto e profondo.
Un brivido percorre la mia schiena.
“Sono io….”. Le parole escono come un soffio, quasi impercettibili.
Respira, riprova, non ti ha sentito.
“Papà...Sono io. Sono tornato……”
Quel giorno furono la musica, la voce e le parole di Lenny ad accompagnare il mio viaggio. Pensandoci bene, sono tanti gli episodi della mia vita a cui associo le parole di una canzone. |
Zoe
sono una pessima jessica fletcher...e tu un bravo giocoliere di parole,vestito di giallo....sei riuscito a portarmi fino alla fine, sebbene mi sia distratta tante volte nel voler "prevedere"la fine della tua corsa...e mi hai emozionata Zoe...
RispondiEliminaE allora meriti questa dedica my dear bro...
RispondiEliminaLenny Kravitz canta: Flowers for Zoe
Flowers for Zoe
Love is for Zoe
Angels and rainbows
all kinds of things you can call your own
gardens for Zoe
and oceans for Zoe
jungle gym playgrounds
all kinds of things for you to explore
flowers for Zoe
love is for Zoe
angels and rainbows
all kinds of things you can call your own
god is for Zoe
and heaven's for Zoe
oh can you velieve
that everything is waiting to unfold ?
you can call your own
;-) Belle parole, tutte per te...un abbraccione!