Già ti vedo.
Prima abbozzare un sorriso, per poi rabbuiarti immediatamente dopo, notevolmente preoccupato per ciò che potrei raccontare.
E siccome la cosa mi diverte non poco, ti lascerò sospeso in questa condizione fino alla fine della storia.
Mi raccomando però, non correre subito a leggere come si conclude il racconto, altrimenti fai come me, quando scelgo un libro da leggere (che malsana tendenza!).
Mi piace il gioco d’azzardo, ma allo stesso tempo lo temo. Quindi, lo evito il più possibile.
Conoscendomi, so che potrei rimanere travolto da un fenomeno incontrollabile e trovarmi in una condizione in cui non esiste mai la vittoria o il successo, ma solo la sconfitta. E mi terrorizza l’espressione disperata che vedo dipinta sul volto di chi, con sguardo alienato, è seduto di fronte a una slot incurante di avere accanto a se il figlio di dieci anni, oppure di colui che punta gli ultimi averi ad un tavolo verde di un casinò, o magari staziona, come ipnotizzato, davanti ai tabelloni luminosi di una sala scommesse della Snai.
Torniamo alla storia però.
Quando mi capita, gioco – e perdo – a poker.
Una sera, però, scopro i dadi ed è amore a prima vista, per un gioco fatto di fortuna, ma anche di calcolo di probabilità e di convenienza.
La partita si giocò su un lenzuolo di raso nero e si ruppe anche un bicchiere. |
Una volta raggiunto un minimo risultato, si ha la possibilità di prendere di nuovo i dadi e provare ancora, sperando di accumulare altri punti, ma rischiando al tempo stesso di perdere tutto. Oppure lasciare e raccogliere quanto guadagnato, in attesa che sia di nuovo il tuo turno. Vince chi per primo raggiunge un determinato punteggio.
Cicala o formica?
Tutto subito o conservare per il futuro?
Sfidare la sorte o scegliere la prudenza?
Scelte, tutto sommato sono solo scelte.
Che facciamo ogni giorno, continuamente, spesso senza rendercene conto.
Cambiare la strada che abitualmente percorriamo per andare in ufficio, o ripetere il cammino conosciuto.
Prendere il cappuccino al solito bar che tanto ci rassicura, oppure decidere per un the in un locale in cui non siamo mai stati, ma che ci ha sempre attratto, tutte le volte che ci siamo passati davanti.
Accettare un nuovo lavoro, oppure rifiutare la sfida.
Dire la verità, anche se fa male, oppure mentire, omettere, negare.
Confessare un segreto, oppure dimenticarlo per sempre.
Lasciare la persona con cui si è infelice, oppure scegliere di non esistere.
Sposarsi oppure continuare a convivere.
Vivere pienamente o vivere a metà.
Desiderare un figlio.
Prendere o lasciare.
Zoe
La vita è costellata di scelte e queste scelte non coinvolgono soltanto in prima persona ma tutti coloro che condividono in un modo o nell'altro la nostra vita. La libertà di scegliere è soltanto una chimera perchè sia che le scelte si rivelano sbagliate o giuste ci si porta dietro una serie di conseguenze incalcolabili. Senza contare che credo nella fatalità e nel destino. Tra il prendere e il lasciare c'è una vasta gamma di sfumature... Tutto questo rivela quanto sia piccolo l'essere umano. Ci si crede dei, credendo a volte di avere in pugno la propria vita, ma ci si rende conto di essere soltanto un goccia nell'oceano delle probabilità e questo oceano è composto da infinite altre gocce.
RispondiElimina"La partita si giocò su un lenzuolo di raso nero e si ruppe anche un bicchiere"
RispondiElimina"Però il bicchiere era vuoto"...Uah uah uah!
Sei un mito fratello...