L’italia è un mare inquinato da etichette e pregiudizi, in cui non
voglio più nuotare.
Un piccolo tributo a chi non ha paura della sua ombra o che va
controcorrente non solo per il gusto di andarci o perchè fa figo.
A me piacciono le persone che
dicono quello che pensano, che fanno delle scelte, e che se c’è da pagare, pagano
in contanti. Parlo dei debiti che possono nascere dalle loro azioni, e che hanno un nome preciso: responsabilità.
Ecco qui un’altra storia, stavolta breve sul serio.
E’ quella di un uomo, si chiama Paolo.
Paolo il turbolento. Paolo il fascista. Paolo non si può gestire. Paolo nessuno
lo vuole. Paolo litiga con tutti e fa litigare tutti. Paolo un bel giorno non ne
può più e se ne va in Inghilterra.
La storia vera, che sembra leggenda, narra che un giorno Paolo sta
giocando a pallone.
Ha davanti a se il gol della vittoria. E’ il 90° minuto, 1 a 1, la porta è vuota,
per i suoi piedi d’oro centrare il bersaglio è gioco da ragazzi.
Paolo guarda per una frazione di secondo il pallone che viene verso di
lui, chiedendo solo di essere addomesticato e calciato nel sacco, e poi, per un’altra
frazione di attimo, quella porta inspiegabilmente deserta.
Il viso si indurisce, tutti i muscoli del corpo si tendono pronti a scoccare quel tiro. Però i suoi occhi roteano come impazziti, cercano il guardiano di quella porta.
Alla fine lo vede. E’ a terra,
chiama aiuto, non riesce a rialzarsi.
Lo stadio è una polveriera.
Tira, Paolo, tira!
Ma lui si arresta, raccoglie il pallone con le mani, ferma il gioco.
Non può, per Paolo così non vale più.
Lo folla nello stadio rimane paralizzata per qualche secondo in silenzio.
Partono i soccorsi.
Paolo si gira, restituisce il pallone all’arbitro, mentre, come un crescente terremoto, gli
applausi esplodono dietro di lui.
Paolo, il fascista terribile, tornerà a Roma a termine carriera “per un piatto di
insalata”, solo per poter indossare di nuovo la maglia della sua squadra del
cuore, la Lazio, che tanti anni prima non lo aveva più voluto con lei.
Dentro quella maglia ci
voleva sudare tutta la sua rabbia, Paolo, ma più di tutto voleva segnare
ancora un gol, almeno un gol.
E Paolo lo segnò, quel gol, una sera di Gennaio. Una volta compiuto quello che sentiva come un dovere oltre che un bisogno, corse veloce verso la curva
degli avversari, esattamente come fece 16 anni prima.
Oggi Paolo allena una piccola squadra inglese di 4ª divisione dove vince e perde,
gioisce e piange, come non potrebbe mai fare qui in Italia.
“L’Italia è il Paese delle etichette e dei pregiudizi. Dove mi trovo
adesso, invece, le parole vengono comprese per il loro esatto significato”
(Paolo di Canio)
Paolo Di Canio osserva un minuto di raccoglimento,da solo, vicino alla sua Curva Nord, per la morte di Giuliano Fiorni, il centravanti che, nel 1987, salvò la Lazio dalla serie C e - probabilmente - dalla fine. Giuliano morì di cancro all'età di 47 anni. |
Zoe Kipling
Io non sono laziale, non seguo il calcio, ma mi sono emozionato quando ho appreso questa storia, e tu?
Io non sono laziale ed il calcio un pochino lo seguo, tolto questo, posso solo ammirare qualcuno che ha talmente a cuore un ideale da ricercarlo con tanta forza, veemenza ed orgoglio. A mio avviso queste persone amano ad una frequenza di risonanza superiore, soffrono ugualmente tanto ma il gioco vale la candela.
RispondiEliminaAnonimo lupacchiotto.
Caro, hai colto nel segno. Ah dimenticavo, ero allo stadio quando Fiorini segnò quel gol; c'ero per puro spirito sportivo, e non ho mai visto tanta gente piangere.
EliminaBuonanotte.
Sarà... ma sinceramente non l'ho mai trovata una persona da ammirare... e non lo dico perchè sono romanista ma perchè i suoi ideali non li ho mai condivisi...
RispondiEliminaZOE, MA COME MI ISCRIVO A QUESTO BLOG??? NON CI CAPISCO NIENTE!!!
OMBRA
Come, a volte, il colore di una maglia possa influire sulla considerazione di una persona.
RispondiEliminaUna mia cara amica scrive:
"Vedere mio figlio fare per la prima volta l'album dei calciatori Panini è stata un emozione grandissima...scoprire che tutti i giocatori della Lazio sono stati incollati a testa in giù...non ha prezzo!"
Sei un grande, bro!
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