Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

Zoe ha gli occhi aperti sul mondo

venerdì 20 gennaio 2012

DEI LIBRI LEGGO PRIMA LA FINE



Epilogo


Quello che accadde dopo, tutto sommato non ha rilevanza.
La cassetta dello shuttle terminal conteneva un semplicissimo biglietto aereo per il Messico, e nessuna istruzione.
Sul biglietto era stampigliato il mio nome e cognome a chiare lettere.
Ricordo che lo guardai senza stupore, con la sensazione che fosse tutto chiaro, anche se ovviamente non lo era. Era come se me lo aspettassi e in fondo la destinazione insolita non mi poneva interrogativi.
Così, ancora di fronte ad un bivio, decisi di partire.
Adesso sono qui, seduto sulla sabbia di una spiaggia che mi sembra di conoscere e osservo due scene ben distinte.
Alla mia sinistra, delle giovani palme si piegano al vento.
Alla mia destra, solo una lunga distesa di sabbia che sembra non terminare mai.
Scorgo in lontananza una coppia che si avvicina camminando sulla battigia tenendosi la mano.
Non li vedo bene, il sole mi acceca.
Il caldo torrido…..
“Tutto a posto, bro?”
La voce di Julian rompe il silenzio.
Mi volto, e osservo Julian attentamente per alcuni secondi
Si trova alle mie spalle a pochi metri di distanza, in piedi.
“Tutto ok”. Affermo con il solo scopo di tranquillizzarlo.
Ma non è così, lui lo sa.
Mi sorride come solo lui sa fare e poi….
“Dai, Marcello, rientriamo a casa….”
Ora il mio nome è Marcello, ma lo è sempre stato.
Attendo un attimo prima di seguire quell’esortazione e poi, pigramente, mi tiro su e lo guardo dritto negli occhi.
Ci dirigiamo verso una piccola abitazione di legno posta al limitare della spiaggia.
Mi fermo di fronte all’ingresso e osservo la veranda coperta,  arredata con due sedie in vimini mal ridotte.
Il vento produce un piccolo turbine di granelli di sabbia sul pavimento sconnesso di legno.
Guardo quell’evento apparentemente insignificante, con la consapevolezza di averlo vissuto, così come centinaia di altre sensazioni che in questi ultimi due anni hanno popolato le mie giornate.
Julian osserva il mio comportamento tutti i giorni e annota qualunque cosa lo incuriosisca su un piccolo taccuino, senza parlare, con pazienza e meticolosità.
Ogni tanto gli parlo dei miei sogni.
Ricorre sempre più spesso una specie di incubo in cui mi trovo seduto in un bar da dove esco improvvisamente imbattendomi in una donna sconosciuta.
Poi dolore, buio e risveglio agitato.
Quando racconto a Julian che questo sogno insolito e terrificante disturba quasi tutte le mie notti, lui mi dice che sto facendo progressi.
Ma non mi spiega mai verso cosa mi sto avvicinando…..e a volte credo di impazzire.

“E’ questa la mia casa?” domando con voce sommessa, senza distogliere lo sguardo dal sole che lentamente scompare nel mare.
“No”. Julian si avvicina e con una mano tocca la mia spalla destra.
Poi riprende “Non è la tua e nemmeno la mia. Però entrambi sappiamo che tutto è iniziato da qui…..”.





Zoe

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